Moreno Longo: una buona dose di “cuore Toro” per il Como

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Preso il successore di Gattuso. Contratto fino al 2024, l’obiettivo è risollevare il Como dopo l’inizio disastroso

Col senno di poi, ci si poteva sbrigare prima. Forse anche col senno di prima. Ad ogni modo il Como, dopo un inizio di campionato in cui ha sperperato una quantità di punti più numerosa dei partiti sulla scheda elettorale, ha un nuovo allenatore. Non è D’Angelo, che alla fine è tornato all’ovile pisano. Non è un profilo straniero imposto da Wise. È invece una soluzione condivisa sia dal CEO che da Ludi: Moreno Longo, 46enne piemontese. Che tra l’altro era libero anche due settimane fa…

Da calciatore Longo è stato un difensore duttile e fisicamente fragile. Esordisce giovane in Serie A col suo Torino, ma poi il picco lo ha al Chievo, dove contribuisce alla storica prima promozione in A. Nel suo curriculum anche Lucchese, due parentesi a Cagliari e Teramo e poi le ultime due stagioni in C con Pro Vercelli e Alessandria prima di appendere le scarpette al chiodo. Nulla di trascendentale.

Vive poi un decennio di gavetta nei settori giovanili, perlopiù nel suo Torino. Allena 4 anni la Primavera ottenendo grandi risultati e lanciando diversi giocatori tra cui Scaglia e Parigini, ma anche Gyasi, Aramu, Barreca, Bonifazi, Benassi, Edera e Segre. Nel 2016 la Pro Vercelli punta su di lui per salvarsi in B: oltre a valorizzare moltissimo Provedel, Luperto, Bani e La Mantia, le bianche casacche raggiungono l’obiettivo con 49 punti in 42 partite. In Piemonte sperano che Longo possa aprire un ciclo ma lui “tradisce” e accetta la corte del Frosinone. Scelta professionalmente saggia, visto che in Ciociaria otterrà la soddisfazione più grande della carriera. Anche grazie a una rosa forte e al nuovo stadio, Longo gioca un campionato di vertice. Fallisce la promozione diretta con uno sciagurato pareggio all’ultima giornata ma riesce a risollevare la squadra portandola a vincere i playoff contro il Palermo. Riconfermato, la sua prima esperienza in Serie A non rimane negli annali. Rosa costruita in modo rivedibile (si ricorda la meteora costaricense Joel Campbell), 8 punti in 16 partite e esonero tanto inevitabile quanto inutile: con Baroni la squadra retrocede comunque.

Altre 16 panchine in Serie A gliele regala il Torino nel 2020. Longo farà globalmente peggio di Mazzarri (appena 13 i punti collezionati) ma salverà i granata, che al suo arrivo erano alla deriva. Per la stagione 20/21 il Toro fa altre scelte. Longo riparte dalla Serie C e dall’Alessandria, dove subentra trovando un organico molto forte ma fatto a pezzi dalla gestione Gregucci, efficace quanto un’automobile senza ruote. I grigi si risollevano, sgomitano, rimontano il Como ma falliscono lo scontro diretto della penultima giornata al Sinigaglia. Come a Frosinone sembra tutto perduto, ma come a Frosinone Moreno Longo affronta i playoff in maniera superba e – anche un pochino agevolato dal tabellone – si prende la B. La scorsa stagione è la più grande macchia nel suo curriculum: retrocesso con una squadra non strepitosa ma nemmeno scarsa, Longo ha avuto le sue colpe ma guardando come si è ridotta ora l’Alessandria viene da pensare che il pesce puzzasse dalla testa. Due dettagli: non è stato esonerato, cosa non comune quando si fa un campionato di bassa classifica, e dopo la retrocessione buona parte della piazza lo ha applaudito.

L’allenatore piemontese ha praticamente sempre usato il 3-5-2 o moduli simili. Vedremo se adatterà le sue abitudini tattiche alla squadra, costruita per difendere a 4, o viceversa. In generale ha vissuto un po’ tutte le sfumature di un allenatore: A, B, C, settore giovanile, piazze piccole e grandi, promozioni, retrocessione, salvezze risicate. Esaltazioni ed esoneri.

Ha firmato un biennale e dalle sue prime parole sembra voler puntare molto sull’aspetto motivazionale e psicologico, prima ancora che su quello atletico e tecnico-tattico. Lui stesso avrà voglia di rivalsa dopo il flop dell’anno scorso e dopo queste settimane in attesa di una chiamata. E spesso un profilo meno conosciuto ma motivato rende più del grande nome che magari non si adatta al contesto in cui arriva. Speriamo, le prossime 10 partite saranno determinanti per capire che tipo di campionato farà il Como. Dopo la sosta avremo Cosenza, Perugia e Modena: tre partite non impossibili in cui speriamo di vedere l’impronta di Moreno Longo. L’augurio è che possa portare un po’ di quel famigerato “cuore Toro” che a questa squadra sembra mancare.

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