Avventure in Caglioland – dal Triangolo Lariano a Chartres, una storia di pellegrinaggi e labirinti per una caccia la tesoro lacustre

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Forse non solo il destino ha voluto che Giovanni Segantini, nel suo continuo viaggiare per sottrarsi ai debiti e ai mariti delle proprie amanti, vivesse per un periodo della propria vita a Caglio, un paesino proprio al centro del Triangolo Lariano. Un luogo, popolato a tutt’oggi da poche centinaia di abitanti, dove anch’io ho abitato con la mia famiglia ed ho provato divertendomi l'”aroma” della piazza del paese “moquettata” due volte al giorno dal passaggio dei bovini, nel loro quotidiano andirivieni dal pascolo. Le mie ragioni di percorso, pur diverse da quelle di questo famoso pittore al quale Caglio a posteriori ha dedicato un “Cammino” (illustrato dalle riproduzioni dei suoi dipinti) mi hanno comunque reintrodotto ad un dimenticato fascino del contatto con la Natura e a un differente piacere nei rapporti interpersonali: un nuovo e promettente percorso di vita. Vivendolo come fosse un viaggio immaginifico, ho anche avuto occasione di concertare per un “Palio” organizzato in paese, una sorta di caccia al tesoro ambientata in quei paraggi e popolata da personaggi che con immaginazione mitopoietica restituivano in un gioco delle parti gli abitanti del paese e i “villeggianti”. “Avventure in Caglioland”, si chiamava, e ne conservo ancora il grande tabellone di gioco in cui compaiono toponimi reinventati come la Rezzancia o i territori di Obergatt.

Erano gli anni dei grandi successi dei “Librogames” romanzi a percorso e finale multiplo, antenati degli attuali videogiochi quanto eredi dell’ “Hexamen de la obra de Herbert Quain” scritto da Jorge Luis Borges nel 1941. Natura strutturale di ciò trova radici nel “Labirinto” come negli intrecci miniati gotici e nella immaginazione iconografica romanica. Me ne stavo proprio occupando, a quel tempo, accompagnando Oscar Reuterswärd in su e in giù per il lago, da Gravedona a Como, alla ricerca, appunto, di particolari “intrecci” che tanto lo interessavano per una ricerca che lui stava sviluppando per il dipartimento di storia dell’arte dell’Università di Lund, ma non solo. La produzione artistica diassonometrie fittizie di Reutersvard, come ebbi già a scrivere sulla rivista Science nel 1985, affonda le radici, da un lato, nello sviluppo della problematica spazio-temporale propria del Cubismo (egli stesso come allievo di Léger si è dichiarato seguace dell’ideologia postcubista) e, dall’altro, nell’iconografia medioevale, così ricca di rappresentanzioni a doppia o a multipla lettura spaziale.

Proprio sulla facciata di Santa Maria del Tiglio, a Gravedona, epicentro del nostro viaggio di studio, troviamo una sorta di “Stele di Rosetta” iconografica che riporta affiancate una losanga avvolta da un nastro quadrilobato, un serpente curiosamente attorcigliato nel medesimo modo. Questo serpente, parente stretto dell’Ouroboros Gnostico, ne traghetta le valenze simboliche nella struttura di ogni intreccio. Siamo al cospetto di un archetipo del labirinto coniugando immobilità e movimento, spazio e tempo, disorientanti quanto univoci nell’indicazione di percorso, come per eccellenza nel labirinto “unicursurale” tracciato sul pavimento della cattedrale di Chartres. Il trasferimento di significato sul piano più marcatamente spirituale fornisce qui sostituto simbolico del percorso di pellegrinaggio in Terrasanta, quel “Chemin de Jérusalem” ugualmente metafora dello svolgersi imprevedibile della Vita e della imprescindibilità del destino. Come in un “Labi(lario)rinto” i Venti Tivan e Breva soffiano ancora, anche oggi, caratterizzando nel loro alternarsi la navigazione a vela su e giù per il Lario. Anche se, quasi tutti ne hanno dimenticato il senso esistenziale, di quando sospingevano i “Comballi” nel loro quotidiano umile servizio di trasporto di persone e materiali.

per saperne di più su:

Caglio

www.caldarelli.it/caglio.htm

Oscar Reutersvärd

www.caldarelli.it/oscarreutersvard.htm

Labirinti

www.caldarelli.it/labirinti.htm

 

Serie di francobolli dedicata dalla Svezia a Oscar Reutersvärd

Michele Caldarelli (settembre 2020)

Michele Caldarelli (Milano 1950) architetto, giornalista, storico, semiologo e critico d’arte, dal 1977 dirige la galleria d’arte “Il Salotto” attiva a Como dal 1965. L’interdisciplinarità, con una predilezione per il rapporto arte-scienza, è il filo conduttore di più di un centinaio di mostre da lui curate in Italia, Europa, Stati Uniti e Sud America.  responsabile del sito Internet www.caldarelli.it da lui creato nel 1996. Ha ideato e realizzato svariate pubblicazioni e libri d’artista tra cui i 60 titoli della collezione di minilibri da taschino del gilet “Minima Poetica” e la nuova collezione “8×8” costituita, questa, da inediti racconti, saggi filosofici, viaggi immaginari e manuali di sopravvivenza intellettuale

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