Un anno davvero terribile per quanto riguarda le persone che sono morte tuffandosi nel lago di Como. Molti turisti che forse non conoscono bene tutte le insidie delle acque del lago. Tanti erano giovani. Ieri 28 agosto l’ennesima tragedia a Tremezzina (Lenno). Erano circa le 16 quando una donna ha visto un ragazzo tuffarsi da una barca senza riemergere. Ha chiamato subito i soccorsi e i carabinieri. Le ricerche con i dovuti mezzi sono partite subito e sono durate per quasi due ore, fino a quando non è stato visto il corpo senza vita del giovane, oramai in profondità. Sul posto anche i carabinieri della compagnia di Menaggio che hanno identificato il turista: un cittadino cecoslovacco di 32 anni. Era sul lago di Como solo per un giorno e aveva affittato una barca. La sera sarebbe tornato nel b&b di Bergamo dove alloggiava. Era in vacanza con la moglie e il suo cane.
Tuffi fatali
Solo lo scorso 22 agosto un ragazzo di 21 anni aveva perso la vita dopo un tuffo a Torno. Era originario di Pordenone. Si cerca ancora invece il corpo di una velista tedesco attualmente considerato disperso nell’Alto Lago. È passato un mese.
Cosa è la sincope da idrocuzione
La sindrome da idrocuzione è una delle principali cause di morte dopo un tuffo. Non si sa ancora se questo è il caso del turista deceduto.
Letteralmente è una sincope da immersione rapida, specialmente in acqua fredda, caratterizzata da riflessi neurovegetativi che possono causare anche morte per arresto cardiorespiratorio o annegamento.
In pratica se la temperatura del nostro corpo è di circa 37°, quella del lago si aggira intorno ai 18°. Lo sbalzo termico, se ci si tuffa improvvisamente, è molto alto e in cervello va letteralmente in tilt.
“In quegli attimi, come riportato da molti siti di Croce Rossa, vengono interessati sia i centri di regolazione cardiaca che quelli respiratori (arresto cardiorepiratorio). Se invece non sono coinvolti i centri bulbari in modo letale, l’arresto di circolazione e di ossigenazione provoca comunque una sincope con perdita di coscienza”.
Se questa condizione dura più di qualche secondo si può arrivare alla perdita di coscienza, rischiando così la morte per annegamento.