Il Teatro Gruppo Popolare chiama a raccolta tutte le Compagnie teatrali comasche

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Il Teatro Gruppo Popolare chiama a raccolta tutte le Compagnie teatrali comasche con una lettera scritta da Pino Adducci. Ve la riportiamo integralmente.

“Non è la prima volta che un virus minaccia la nostra esistenza, ma è la prima volta che il genere umano risponde con queste modalità generalizzate, seppur non cronologicamente compatte. È molto probabile che la globalizzazione sia complice della diffusione del virus ma è nel contempo alleata nella diffusione delle risposte. Ora però occorre pensare a queste risposte oltre che in termini di chiara resistenza anche di resilienza, occorre cioè progettare il futuro, cominciare davvero a distinguere in senso pasoliniano sviluppo da progresso, comprendere che il processo che ha portato a scacciare un virus dal proprio habitat obbligandolo a fare il “salto di specie” è un percorso arrestabile, e che il progresso – appunto – deve essere raggiunto in altro modo, salvaguardando salubrità e felicità dell’essere umano. Ripensarsi e riprogettare la società è il compito che deve assumere ciascuno.

Quando torneremo per le strade avremo di nuovo e di più la voglia di abbracciarci, o il trauma avrà agito così nel profondo che l’altro corpo sarà considerato il nemico del nostro corpo e questa “distanza sociale” sarà introiettata e considerata più o meno inconsciamente una condizione normale del vivere? Del resto la prossemica, conosciuta per mestiere ai teatranti, ci ha insegnato che le distanze tra un essere umano e l’altro variano da luogo in luogo a seconda della cultura che le ha elaborate. In questi giorni stiamo imparando che la distanza ci salva la vita, un metro è il minimo consentito d’avvicinamento. Ma è una distanza in cui si può amare? in cui si può restare senza sentirsi soli? e varrebbe ancora la pena con tale distanza considerarci una società?

Il teatro ha ed è una grande risposta, perché per sua natura è cultura e partecipazione in senso stretto, perché è la forma di comunicazione sociale più antica e paradossalmente sempre nuova. E perché questa accezione non sia vanificata rimanendo una seppur lodevole manifestazione di pensiero e diventi attuazione progettuale occorre chiamarsi a raccolta.

Le Compagnie comasche devono, senza rinunciare alla loro identità, agglomerarsi in un progetto unitario. Questa è la risposta che siamo tenuti a dare. Far fronte unico, pur nelle diverse interpretazioni del senso della scena, con un progetto che le veda unite nell’affrontare culturalmente il futuro, sperimentando anche in forma basica lo stare insieme intorno a un prodotto teatrale.

Uniamo tutti i teatri, per una volta. Ci mettiamo insieme tutti quanti, tutte le compagnie comasche, e non solo perché c’è il corona virus, ma perché c’è necessità di orientare il futuro a proteggere la bellezza del vivere comune, perché non è vero che la bellezza salverà il mondo ma è vero che il mondo deve salvare la bellezza. Proviamo a pensare il domani anche in un modo nuovo, non definitivo, non per sempre, ma almeno per cominciare a elaborare nuove e diverse possibilità.

Le troiane è un buon pre/testo, per la valenza culturale (ha attraversato i secoli accompagnato mano nella mano da Euripide), la valenza sociale (un inno alla riflessione sulla guerra e alle modalità di impostazione della pace), e per la possibilità che offre, essendo diviso in quadri molto distinti tra di loro, di poter essere suddiviso tra le varie Compagnie.

Perché il progetto è proprio questo: affidare una scena a ciascuna Compagnia perché ne curi l’allestimento con i propri registi e attori e, dopo aver concertato di comune accordo scenografia e costumi, le scene siano assemblate in un unico spettacolo da offrire alla popolazione.

Ci stiamo muovendo affinché il progetto sia finanziato e possa contribuire a far sì che chi lo partecipa possa averne un ritorno economico, anche se questo ovviamente non è che un aspetto del lavoro comune.

Ci stiamo muovendo altresì per unire intorno al progetto anche le realtà industriali e artigiane del territorio (seterie tra le prime) che possano finanziare anche “affettivamente” il progetto, come segno di coesione sociale

Chiediamo a tutte le Compagnie comasche di partecipare al progetto e di darcene conferma in tempi brevi in modo da poter agire con tempestività, rafforzati dal numero e dalla qualità”.

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