Como 1907, la salvezza come unico orizzonte possibile

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Ormai sfumato l’obiettivo playoff, la squadra di Longo si ridimensiona e deve cambiare nella testa

Fino alla scorsa domenica mattina pensare a un Como ai playoff era ottimistico, oltremodo ottimistico, ma non impossibile. Dopo la sconfitta casalinga con la Reggina, pensare a un orizzonte migliore della salvezza è da folli. Non tanto per la situazione di classifica in sé, quanto piuttosto perché bisogna guardare in faccia la realtà.

LA “SVOLTINA” DI LONGO – Rimonte subite, enorme vulnerabilità sulle palle inattive, gol divorati, rigori regalati ingenuamente, infortuni a ripetizione: tutti difetti che, a rotazione, si presentano costantemente. Ipotizzare un filotto “gattusiano” di vittorie è al momento fuori da ogni logica. Sì, la squadra con la nuova guida tecnica è migliorata su molti aspetti, ma diciamoci la verità: fare meglio della non-gestione di inizio stagione era facile. Longo ha messo insieme 13 punti in 11 partite. Una media discreta e nulla più. Ha preso il Como penultimo e ora il Como è? Penultimo. Il tecnico piemontese ha sistemato qualcosa a livello tecnico-tattico ma l’attitudine è ancora in alto mare. Vediamo uno spirito poco vincente e molto autolesionista e ci viene in mente l’Alessandria dell’anno scorso, allenata da Longo, che teneva bene il campo e poi raccoglieva poco.

IL MERCATO NEL MIRINO – Dire oggi che la rosa è scarsa è facile. Bisogna però essere onesti: qualche errore è stato sicuramente fatto ma i giocatori di valore ci sono, eccome. Certo, non si è preso un portiere di categoria (anche se Ghidotti se la sta cavando), sono arrivati troppi giocatori fragili in ruoli chiave (errore recidivo), non si è capito che Fabregas e Binks non avrebbero dato molto più di Arrigoni e Solini. Però non è che le altre squadre abbiano Mbappé, De Bruyne e Van Dijk. Ludi e Wise potevano fare meglio ma non hanno certo costruito un organico da retrocessione.

Senz’altro i problemi nascono tra luglio e settembre, quando si è pensato più al bene di Gattuso che non al bene della squadra. E su questo le responsabilità di Ludi e Wise sono lì da vedere. Però siamo a dicembre e i problemi si possono anche risolvere. Sul campo e fuori. Perché oltre i luccichii dei grandi nomi e della beneficenza, evidentemente non tutto è idilliaco nelle – silenziosissime, troppo… – stanze dei bottoni. E tornando al campo, visto che l’unico orizzonte possibile è la salvezza, se a qualche “big” della rosa non va bene lottare per un obiettivo così umile non ha che da dirlo. Il mercato di riparazione si avvicina e di cose da riparare ce ne sono parecchie, soprattutto nello spirito. E l’ultima cosa da fare in questo momento è avere in squadra giocatori depressi o che credono di meritare scenari migliori.

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