Cosa ci facevano 10mila agricoltori (molti arrivati da Como) al valico del Brennero

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“Siamo saliti al Brennero per difendere il vero agroalimentare italiano e la salute dei nostri consumatori”. Così Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, dal Brennero dove guida una numerosa delegazione di agricoltori lariani che nella notte tra il 7 e l’8 aprile hanno lasciato le proprie aziende per partecipare alla mobilitazione #NoFakeInItaly. Promossa dalla Coldiretti con la partecipazione di diecimila imprenditori agricoli da tutta Italia in due giorni, che grazie alle operazioni delle forze dell’ordine vedranno verificare il contenuto di tir, camion frigo, autobotti. Nel corso dei controlli, sono stati intercettati, fra cosce di prosciutto danesi dirette a Modena o uva indiana diretta in Piemonte, anche più di 23 mila kg di grano tenero di provenienza straniera diretto in provincia di Como.

Il valico simbolo: “Basta alla concorrenza sleale”

“Abbiamo raggiunto questo valico-simbolo per dire basta alla concorrenza sleale – continua il presidente Trezzi – che avviene con l’ingresso di prodotti che non rispettano le stesse norme sanitarie, ambientali, etiche previste in UE ed in Italia. Con questa iniziativa chiediamo alle istituzioni ed al nuovo parlamento europeo di tutelare maggiormente i coltivatori ed i consumatori europei ed italiani. Chiediamo la reciprocità dei requisiti produttivi per i prodotti importati: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo”.

Stop alle importazioni che non rispettano le regole italiane 

Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, oltre 8 cittadini su 10 (83%) anche nelle nostre province chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro.

E proprio dal Brennero parte la grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola. Obiettivo un milione di firme, per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue.

La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly. La raccolta firme – prosegue la Coldiretti – punta anche a mettere finalmente in trasparenza tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani. Dal pane ai legumi in scatola, dalle marmellate ai sottoli, fino a ortaggi e frutta di IV Gamma, carne di coniglio e cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.

Maggiori controlli

Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola: basti pensare ai recenti casi di patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell’olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine.

La mobilitazione della Coldiretti rappresenta anche una risposta all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto mette nel piatto. E pesa anche l’esclusione dalla Direttiva Breakfast di prevedere l’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di Trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue.

                                                            

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