Villa Melzi: nuovo allestimento per il Museo Lodovico Gallarati Scotti, la storia della famiglia e del lago

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La villa e i giardini Melzi d’Eril a Bellagio sono un esempio di rara armonia che ha compreso in un progetto unico architettura, arte e paesaggio. Per volere del proprietario Fulco Gallarati Scotti, e con la curatela di Ornella Selvafolta, il museo della Villa è stato interamente rinnovato e ampliato. Gli spazi sono stati riorganizzati in due sezioni indipendenti: il piano inferiore ospita “Antiquarium” che raccoglie i reperti archeologici e di arte antica collezionati dalle famiglie Melzi d’Eril e Gallarati Scotti. Qui si possono ammirare sculture egizie, etrusche e medievali, arrivate a Bellagio dal giardino Querini di Altichiero nel padovano, smantellato a inizio Ottocento: testimonianza di passaggi artistici da giardino a giardino, alimentati dal variare delle fortune famigliari e dalle opportunità del mercato antiquario. Esempi interessanti sono anche le copie di sculture, splendidamente eseguite tra Ottocento e Novecento, che raccontano del gusto per l’antico da parte dei proprietari, nonché le collezioni di vasellami e gli esempi di oreficeria raccolti da Lodovico Gallarati Scotti.

Al piano superiore, la sezione “Arte Storia Natura” (che si trova nell’ex serra, ora arancera, dove nei mesi freddi vengono messe a dimora le piante) racconta la figura del fondatore, il progetto e la realizzazione di villa e giardini, i riti e gli usi della villeggiatura sul lago. La parte iniziale “Francesco Melzi d’Eril nell’Italia napoleonica” acquista quest’anno particolare rilievo in coincidenza con i 200 anni dalla morte di Bonaparte: qui si trovano una coppia di “pistole di presentazione” con mirabili lavori di cesello, i cannoni e le insegne del periodo napoleonico; tre busti in marmo di Napoleone, della madre Letizia e della prima moglie Joséphine (opera di Antoine-Denis Chaudet e Giovanni Battista Comolli); una rara raccolta di calchi in gesso per medaglie e il raffinato disegno con i profili di Napoleone e Melzi firmato da Giuseppe Bossi, colto protagonista dell’arte neoclassica.

La parte “Paesaggio giardino architettura” è dedicata alla storia del luogo e alla sua trasformazione: le planimetrie del giardino, i disegni che indicano lo snodarsi dei sentieri e il tipo di piante ci raccontano di un giardino provvisto di zone ricreative e di zone utili che contribuivano al benessere e alla prelibata mensa dei villeggianti. Tra gli autori del progetto spicca Giocondo Albertolli, di cui si presentano esempi degli splendidi disegni di ornato fra i quali alcuni mai esposti, provenienti dalla collezione Grandi di Milano, concessi in prestito per l’apertura del Museo.

L’ultima parte “Vivere in villa” fa luce sulle generazioni di proprietari che si sono succeduti a Bellagio condividendo una continua attenzione per la conservazione del patrimonio artistico e ambientale. Un focus particolare è dedicato a Tommaso Gallarati Scotti (1878-1966), erede di Luisa Melzi d’Eril, intellettuale e diplomatico. Il percorso comprende fotografie d’epoca, dipinti e costumi per le grandi feste, i device per le salve e i fuochi d’artificio, le livree del personale di servizio.

Grande protagonista della villeggiatura è il lago che attira i proprietari nelle gite e nelle gare sportive e li spinge ad allestire una piccola flotta: la divisa bianca e blu dei marinai esposta è la stessa che si vede nelle fotografie delle imbarcazioni, i disegni di barche provengono dai cantieri Taroni ancora esistenti; il progetto e il giornale di bordo del “vaporino” Duca di Lodi raccontano di come anche la tecnologia “moderna” fosse al servizio di Villa Melzi e dei suoi ospiti. Sono testimonianze del tutto inedite, raramente presenti nei musei, che aprono alla dimensione del vissuto di una grande villa sul lago nei diversi tempi della sua storia.

Il principe Fulco Gallarati Scotti racconta come sia stato suo padre Lodovico (alla cui memoria il museo è dedicato) a voler destinare l’orangerie a spazio espositivo, per offrire uno spaccato del patrimonio d’arte e di storia della villa, di Bellagio e del territorio: “Quest’anno, sotto la storica serra per il ricovero delle piante di agrumi, con sculture e cimeli della storia di famiglia, si apre un luogo dove si possono scoprire i segreti di una tradizione italiana antica ed ormai rara”.

L’allestimento (ideato dallo studio milanese RAM – Matteo Ranghetti, Alessandro Tonassi, Rodolfo Sormani) si articola in tre “stanze” con pareti che si possono ripiegare e allineare sul muro di fondo, così che, a fine stagione (novembre), il luogo riprende la sua funzione di orangerie per accogliere e proteggere le piante di agrumi.

 

LA STORIA DELLA VILLA

Committente fu il duca di Lodi Francesco Melzi d’Eril (1753-1816), insigne uomo di stato che visse da protagonista gli eventi dell’era napoleonica, prima come vicepresidente della Repubblica Italiana (1802-1804), poi come gran cancelliere e guardasigilli del Regno d’Italia (1805-1814). Oberato dagli impegni della politica e da problemi di salute, il duca aveva maturato attorno al 1808 il desiderio di possedere una dimora sul lago (dove era solito villeggiare in casa di amici) e procedette quindi all’acquisto dei terreni necessari tra il porticciolo di Loppia e il borgo di Bellagio, in affaccio sulla Tremezzina. Il progetto architettonico e decorativo della villa e della cappella si devono a Giocondo Albertolli, mentre quello dei giardini si deve a Luigi Canonica e a Luigi Villoresi. L’impegno profuso diede vita al primo esempio di giardino paesaggistico realizzato ex novo sul lago di Como, insignito nel 2016 del prestigioso premio Il giardino più bello d’Italia per la categoria “parchi privati”.

 

Informazione e orari dei Giardini e del Museo di Villa Melzi D’Eril: 

Periodo di apertura: dal 26 aprile 2021 al 31 ottobre 2021

– dal lunedì al venerdì: dalle ore 12 alle ore 18:30

– sabato e domenica: dalle 10 alle ore 18:30

– biglietto unico euro 8

– sono previste visite guidate

– tutte le informazioni per la visita:  www.giardinivillamelzi.it

 

Sotto:

– immagini dell’allestimento, sala I, II e III

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