Teatro all’italiana: tre appuntamenti nel cortile antico di Palazzo Cernezzi

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In aggiunta al palinsesto di intrattenimenti musicali nel parco di Villa Olmo, il settore Turismo del Comune di Como, in collaborazione con l’Associazione Culturale Teatro in Mostra, organizza la rassegna estiva Teatro all’italiana con tre appuntamenti nel cortile antico di Palazzo Cernezzi, il 28 luglio, il 14 agosto e il 4 settembre, sempre alle ore 21.

L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria scrivendo a [email protected] o chiamando il 342 0076403 tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 17.00.
Nel rispetto delle normative vigenti l’accesso avverrà con registrazione dei dati dei partecipanti e rilevazione della temperatura. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà al Collegio Gallio (via Gallio 1).

Il programma

Mercoledì 28 luglio, ore 21.00: Il divorzio – commedia brillante

Sabato 14 agosto, ore 21.00: La spartizione ovvero Venga a prendere il caffè da noi – commedia brillante

Sabato 4 settembre, ore 21.00: L’ultima notte di Antigone

 

Il divorzio

Libero adattamento teatrale da Divorzio all’italiana di Pietro Germi

DI Magdalena Barile

REGIA Luca Ligato

CON Antonio Grazioli, Laura Negretti, Gustavo La Volpe. Sacha Oliviero, Silvia Ripamonti

SCENOGRAFIA Armando Vairo

ASSISTENTE TECNICO Donato Rella

PROGETTO TEATRALE Laura Negretti

PRODUZIONE Teatro in Mostra

Prima trasposizione teatrale della commedia tra le commedie. Divorzio all’italiana di Pietro Germi è infatti il capolavoro della commedia all’italiana oltre che un ironico e godibilissimo ritratto della mentalità e delle pulsioni di una certa Sicilia di provincia dell’inizio degli anni ’60 che prende di mira, con graffiate ironia e con un sarcasmo a volte feroce, due situazioni di arretratezza legislativa di un’Italia in pieno boom economico: la mancanza di una legge sul divorzio, che arriverà solo nel 1970, e soprattutto l’anacronistico articolo 587 del codice penale che regolava il delitto d’onore, che verrà abolito soltanto venti anni dopo.

LA TRAMA

Sicilia, inizio degli anni ’60. Nell’immaginario paese di Agramonte vive il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè. L’uomo è coniugato con l’assillante Rosalia, donna bruttina che lo ama appassionatamente ma per la quale ha perso ogni attrazione. Fefè è infatti innamorato della bella e giovane cugina Angela e non potendo ricorrere al divorzio, non ammesso dalla legge italiana, decide di ricorrere al cosiddetto “Delitto d’onore”, ma per farlo dovrà prima trovare un amante alla moglie così da poterli sorprendere insieme, ucciderli e, scontata una lieve pena per motivo d’onore, sposare finalmente l’amata Angela. Ma, tra calde notti estive al chiaro di luna e mandolini che suonano, il piano non andrà come Fefè spera e le cose si complicheranno…

 

La spartizione ovvero Venga a prendere il caffè da noi

Commedia brillante

di Piero Chiara

Drammaturgia e Regia Marco Filatori

Con Alessandro Baito, Gabriella Foletto, Antonio Grazioli, Laura Negretti, Silvia Ripamonti, Ermanno Stea

Musiche originali Carlo Boccadoro

Scene e piano luci Armando Vairo

Direttore tecnico Donato Rella

Produzione Teatro in Mostra – Como

ANTEPRIMA NAZIONALE Premio Chiara 2009

LA TRAMA

Protagoniste della commedia sono le tre sorelle Tettamanzi: Tarsilla, Fortunata e Camilla, vissute nel piccolo mondo di Luino, all’ombra di un padre padrone (Mansueto di nome ma non di fatto) e del prevosto, tutte casa e chiesa e piene dei timori e dei pudori di chi il mondo lo guarda da lontano. Tempo e muffa hanno steso su di loro una coltre di perbenismo claustrale e bigotto. Ma dopo tanti anni di vita uguale, anche la novità può diventare una forma di felicità, per quanto ambigua ed egoista, e può diventarlo nonostante ogni compromesso. In questo caso la novità si chiama Emerenziano Paronzini, un uomo mediocre e di magro sentire, un grigio burocrate armato però di uno scopo preciso: “Una sistemazione coniugale nella quale l’amore non avrebbe dovuto entrare neppure per caso”. L’arrivo di Paronzini dà il la ad un teatrino di vizi privati e pubbliche virtù, dove casa Tettamanzi è il palco e Luino la platea: nei piccoli centri, si sa, le voci corrono. Alla fine la scelta cadrà sulla non più giovane Fortunata e la corte inaspettata del Paronzini sconvolgerà l’equilibrio famigliare delle tre zitelle, giacché ciascuna è determinata a farlo innamorare. All’uomo non resterà che accettare la situazione e dividersi tra le tre. Nonostante il matrimonio con Fortunata, infatti, l’uomo riesce a passare da un letto all’altro, accontentando anche le altre due e rendendole felici: convincendosi così di essere diventato il vero padrone di casa, o meglio, il gallo del pollaio. Ma la realtà sarà ben diversa, perché sono le tre sorelle che comandano il gioco e alla fine saranno loro a spartirselo!

L’ultima notte di Antigone 

Vincitore “Premio Fersen 2007”

DRAMMATURGIA E REGIA Marco Filatori

SCENE Armando Vairo

COSTUMI Claudio Cedri

CON Alessandro Baito, Laura Negretti

DIRETTORE TECNICO Donato Rella

PROGETTO TEATRALE Laura Negretti

PRODUZIONE Teatro in Mostra – Como

L’ultima notte di Antigone è uno spettacolo che viene replicato da anni e che ha vinto molti premi: una rilettura affascinante del mito di Antigone fuso con la strepitosa arte di Picasso. Picasso amava il teatro, era affascinato dal colorato e scoppiettante mondo di attori, ballerini e musicisti. Ciò che ha catturato l’interesse, all’interno dell’immenso universo artistico picassiano, è stata la notizia che l’artista nel 1922 lavorò alle scenografie e alle maschere per il libero adattamento che Jean Cocteau fece dell’Antigone di Sofocle. Da una parte un grande classico, Antigone, dall’altra uno straordinario pittore, Picasso: la classicità riscoperta attraverso la creatività di un grande artista. Ma Antigone è soprattutto la storia commovente di una donna che lotta con tutte le sue forze per dare degna sepoltura al fratello. Una donna che si ribella alla solitudine del lutto e reclama il diritto di piangere e versare le proprie lacrime sopra una salma a lei tanto cara. Una storia eterna di lutto negato scritta più di 2000 anni fa ma che ricorda in modo impressionante tutte le lacrime e tutti i lutti negati del terribile anno 2020. Un allestimento particolarmente emozionante, che fonde il teatro di parola e il teatro danza il tutto unito ad una scenografia suggestiva. Il mito di Antigone è nel contempo semplice e ricco di implicazioni, umano e trascendente, è un grido di dolore delle vittime, di tutte le vittime, contro qualsiasi tirannia. La storia è essenziale ed arcinota: Antigone, figlia di Edipo è una principessa tebana, una giovane donna sensibile e vitale che ama corrisposta il nobile Emone, figlio del re Creonte. Davanti a lei si apre un futuro ricco di felicità, eppure rinuncia a tutto questo: una legge le impone di non rendere gli onori funebri al fratello Polinice, certo colpevole d’aver assediato la città di Tebe, ma, agli occhi di Antigone, pur sempre un uomo. Pur di restare fedele ai propri valori, pur di non tradire le immutabili leggi non scritte degli dei, non cede ai cinici compromessi dettati dalla “ragion di stato” e sfida, a costo della vita, la legge amorale del sovrano Creonte. Antigone tuttavia non è un’eroina algida che persegue il suo ideale con granitica certezza; i dubbi e la tenerezza dell’adolescenza si mescolano inscindibilmente con la purezza e l’incorruttibilità del suo disperato grido di ribellione. Una tensione morale forte, eterna, che attraversa indenne i secoli e che trova uno splendido riscontro nell’arte di Picasso.

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