Ieri, 21 febbraio, la centralina ARPA che controlla la qualità dell’aria di Como è “impazzita”: il dato del PM 10 (polveri sottili) è risultato altissimo, ben 94 microgrammi al metrocubo, quasi il doppio del limite di legge (posto a 50 µg/m³), mentre il PM 2,5 ha raggiunto i 72 µg/m³!
A Como dallo scorso sabato 16 febbraio, su 6 giorni la centralina ARPA ha rilevato per ben 5 giorni il superamento del valore limite delle polveri sottili. E simili i dati nel resto della Provincia (centraline di Cantù ed Erba).
“Dati che certificano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la nostra aria è malata, malatissima – afferma con forza Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”- È bene infatti ricordare che le elevate concentrazioni di polveri sottili nell’aria, per più giorni, possono causare problemi di ordine sanitario sulla popolazione, soprattutto sulle fasce più a rischio: bambini, anziani e chi già soffre di malattie respiratorie.
Eppure, nemmeno di fronte a questa situazione preoccupante, le Istituzioni preposte (ovvero in primis Regione e Comuni) stanno adottando quei necessari provvedimenti per risolvere all’origine il problema dello smog.
La Regione e i Comuni si rimpallano le responsabilità e le competenze. Mai che si mettano attorno ad un tavolo per pianificare urgenti misure di contenimento dell’inquinamento, sulle principali cause che, ricordiamo, sono: il traffico veicolare, il riscaldamento degli edifici, l’inquinamento industriale.
È per ognuna di queste cause che gli Enti dovrebbero trovare soluzioni strutturali.
Sul traffico veicolare – prosegue Fumagalli– le Istituzioni possono agire con più incisività e coraggio. Occorre cambiare le politiche, passando dalla logica delle strade e autostrade a quella del trasporto pubblico e dei treni. Bisogna puntare in particolare sulle ferrovie, che invece in Lombardia (una delle regioni più ricche d’Europa) versano in condizioni pietose. Come denunciano quotidianamente i pendolari, Trenord continua ad essere un disastro , con carrozze fatiscenti, ritardi, soppressioni. Situazione che non invoglia certo i pendolari a lasciare l’auto per il treno”
Valori e scenari che, se non si verificherà una inversione di tendenza, non promettono nulla di salubre per il futuro