Ma siamo veramente digital?

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Malgrado tutto, le lezioni online sembravano essere un’ottima alternativa alle lezioni classiche tenute in aula. Nella totale confusione, però, non abbiamo tenuto conto di due aspetti fondamentali: siamo veramente digital? Quanto è importante trovarsi tutti quanti nello stesso posto perseguendo lo stesso obiettivo?

Dopo i primi video caricati, in cui veniva spiegato il programma a grandi linee, mi sono effettivamente resa conto di come molte cose fossero date per scontate e di come per ogni aspetto ci fossero risvolti positivi e negativi. Da una parte c’era indubbiamente la comodità di potersi organizzare in totale autonomia in quanto i video vengono resi disponibili sulla piattaforma e-learning. Dall’altra, lo svantaggio di non potersi trovare faccia a faccia con i professori dei relativi corsi per chiedere informazioni, chiarimenti o qualsiasi altra cosa.

Un altro problema riguarda i libri di testo: come posso reperirli se non posso uscire di casa? Inizialmente un professore, di un corso a scelta, aveva dato la colpa a noi studenti perché ci saremmo dovuti organizzare meglio comprando il materiale necessario addirittura prima dell’inizio del corso. Dopo qualche lamentela ha avuto la gentilezza di caricare i file in formato PDF, cancellati per chissà quale strano motivo qualche settimana prima dell’esame. Certo esiste Amazon e le consegne online, ma non è stato facile per tutti. Molti libri risultavano esauriti e non veniva specificato quando sarebbero stati disponibili ma soprattutto in alcune città, come Bergamo, le consegne non erano garantite per ragioni di sicurezza.

Ricordo poi, qualche mese dopo l’inizio delle lezioni telematiche, di aver chiesto a una mia amica a che punto fosse con lo studio. Non lo sapeva nemmeno lei. Non potevamo confrontarci con altri studenti, non sapevamo se fossimo avanti o indietro con lo studio. Questo nuovo metodo di apprendimento, in realtà, prevede video pieni di slide e una voce da ascoltare per una o due ore e allora mi immaginavo come potesse essere il volto di quella persona che parlava senza tregua e senza interruzioni. Infatti, ciò che più mi ha colpito è stato poter vedere per la prima volta alcuni dei miei professori solamente il giorno dell’esame. Negli anni precedenti era diventato quasi un gioco studiare e analizzare il professore per cogliere ciò che più gli interessava, per capire le sottigliezze e le frecciatine lanciate durante le spiegazioni, “Questo argomento è molto importante e lo approfondiremo!” e allora si dava quasi per certo che all’esame c’era una domanda su quel tema. Al contrario oggi, in caso di prove scritte non era nemmeno necessario avere un rapporto diretto attraverso videochiamate. Allora quanto è importante per noi essere identificati come “studenti che frequentano l’università e che interagiscono con i propri colleghi e i propri docenti”?

Non è stato facile per tutti. Eravamo limitati da tutta la situazione. Non avevamo più la possibilità di uscire di casa, incontrare i nostri compagni di corso, fare colazione e arrivare in ritardo a lezione, farci compagnia nella pausa pranzo per poi ripartire con altre ore di studio. Non avevamo la possibilità di stare insieme nello stesso posto e studiare non era più un pretesto per stare con altre persone. La mole di studio non era più alleggerita dalla compagnia di altri compagni, era diventata una cosa pesante da svolgere in solitudine.

Ma siamo davvero così digital? La verità è che ci sono mancate le relazioni umane più di ogni altra cosa.

Giorgia Tuvo

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