Il randagismo è la condizione primaria del cane, la più antica. È a partire da questa condizione che migliaia di anni fa sono nati i primi cani domestici: i cani che prima vivevano liberi e si avvicinavano solo marginalmente alla società hanno iniziato gradualmente a farne sempre più parte.
Capiamo subito che questo stile di vita non è necessariamente negativo, esistono gruppi di cani selvatici che vivono benissimo da “randagi” e non potrebbero mai essere introdotti alla vita domestica.
Il randagismo però può diventare un problema nel momento in cui è incontrollato e provoca disagi sia ad animali che a persone. In quei casi è necessario intervenire.
Non da molto ci sono giunte notizie terribili dall’Albania, un paese che come molti altri ha deciso di attuare un piano di uccisioni di massa per risolvere il problema dei cani randagi che popolano le strade delle città. Similmente altri stati continuano a investire denaro per questi massacri.
Ma è davvero la soluzione più efficace?
Ovviamente no e basta seguire questo semplice ragionamento per rendersene conto.
Immaginiamo di voler svuotare una vasca mentre un rubinetto la sta riempiendo. La prima cosa sensata da fare è chiudere il rubinetto, non avrebbe senso concentrarsi e impegnarsi per togliere l’acqua all’interno se nel frattempo la vasca continua a riempirsi.
Lo stesso principio può essere applicato ai cani: l’unico modo per combattere il randagismo è intervenire alla base del problema, sterilizzando sia i cani di proprietà sia i cani randagi che vengono poi reimmessi sul territorio. Concentrarsi solo sulle adozioni (e, in alcuni paesi del mondo, sulle uccisioni) è uno spreco di risorse e di energie.
Ecco spiegato perché i canili sono i primi promotori delle sterilizzazioni preventive.
Permettere al proprio cane di riprodursi equivale a incentivare il sovrappopolamento canino e aumentare più o meno indirettamente il numero di cani nei canili.
I nostri cani non hanno motivo di avere cuccioli, non ne sentono l’esigenza e non ne sentono la mancanza se questo non avviene. Spesso è un desiderio tutto umano che però ha conseguenze su un intero sistema e contribuisce al suo collasso. Per ogni cane che mette al mondo una cucciolata ce ne sono altri sette nei canili italiani che si vedono privati di una possibilità di adozione. Possibilità tolta da un cucciolo venuto al mondo per un nostro sfizio, e per nessun altro motivo.
In tal senso sono fondamentali i progetti come “Non Uno di Troppo”, un programma di sterilizzazioni nei cani (sia privati che randagi) del sud Italia creato dall’associazione Save the Dogs. Questa iniziativa non si limita solo alla riduzione delle nascite ma si impegna anche a mappare i cani vaganti presenti sul territorio, a educare e sensibilizzare alla proprietà responsabile e infine a collaborare con istituzioni e associazioni locali, aumentando così l’efficacia del proprio intervento.
Questi progetti sono sforzi fatti nella giusta direzione e possono davvero fare la differenza nel contrasto e nel controllo del randagismo, soprattutto nelle zone d’Italia in cui questo è più accentuato.