L’ApeRibelle dei genitori di piazza Martinelli

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Un giorno come tanti ricevo da un amico questo messaggio:

Piazza bella piazza, ci passò una lepre pazza”. Così cantava Claudio Lolli molti anni fa. Qualcosa di folle ha attraversato anche piazza Martinelli a Como, dove dallo scorso aprile vengono chiusi i giardini alle 18. Inutile provare a comprendere con la ragione o a spiegare con le parole azioni figlie del clima di questa stagione dettata solo dallo slogan della paura. Occorre piuttosto un gesto. Occupare spazi, nell’accezione più nobile del termine, vuol dire in questo caso rimettere in circolo la vita comune laddove viene impedita con un provvedimento illiberale. A maggior ragione non si può subire passivamente un lucchetto quando questa chiusura riguarda un giardino pubblico della nostra città. Ecco allora l’idea.
Giovedì 23 maggio, alle 17.30, vi chiediamo di partecipare al nostro “ApeRibelle”. Ci troveremo tutti all’interno dei giardini di piazza Martinelli rimanendoci anche dopo la chiusura delle 18. In quel momento o ci chiuderanno dentro o il messo comunale sarà costretto a chiamare i vigili. A quel punto verrà attivata la stampa per dare notizia di questa nostra iniziativa pacifica che vuole sollecitare la riapertura fino alle 22 di uno spazio tra i più importanti del centro storico anche per le famiglie.

Ci penso veramente poco, prima di capire che qualcuno con più coraggio di me ha deciso di ribellarsi ad una situazione scomoda per molti genitori. Porto sempre mio figlio in piazza Martinelli per farlo giocare a palla con tanti altri bambini e per me è l’occasione di scambiare qualche parola con altri padri. Un modo per tenere viva una piazza che diversamente sarebbe stata semplicemente chiusa o lasciata in balia di persone che ne avrebbero fatto un uso personale molto discutibile. In piazza incontri persone come te che amano questa città e vogliono trasmettere la loro passione alle generazioni a venire. Sono stati molti i tentativi, poi abbandonati, di tenere vivo questo come altri spazi comuni ma forse è più semplice non curarsene. Ieri ho letto negli occhi di tutti i partecipanti una coesione che mi ha riempito il cuore di orgoglio. Ho giocato a calcio con mio figlio, ho dato sfogo al mio essere bambino e sono tornato a casa con un nanetto che, in bici dietro di me, non smetteva più di sorridere appagato.

Non lasciate che questa iniziativa cada nel vuoto, il Comune di Como deve essere dalla nostra parte e lo sarà. Ne voglio essere certo perchè questo insegno a mio figlio, ad avere fiducia nel prossimo perchè gli ricordo sempre che: “l’altro sono io”.

Isidoro Caldarelli

 

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