La DAD non è per tutti, ma per alcuni sì

 

La Didattica a Distanza è sicuramente stato un argomento scottante in pandemia. La preoccupazione per i genitori che faticavano ad occuparsi dei figli, la mancanza di socialità, la reclusione.

Quello di cui però si è parlato poco è della DAD Universitaria. Spesso dimenticati, gli universitari difficilmente si sono trovati chiari annunci nei DCPM di come sarebbe stata gestita la loro situazione. Soprattutto nel primo periodo l’unica fonte di informazioni chiare erano le mail dei rettori.

E non è nemmeno l’unico modo in cui gli universitari sono stati messi da parte. Nessuno ha ascoltato le loro storie e ora io ve ne racconterò alcune cominciando dalla mia.

La verità è che la DAD ha completamente cambiato il modo di percepire l’università, non sempre però in maniera completamente negativa.

Molti ragazzi come me erano pendolari. La fatica di alzarsi ad ore indicibili la mattina per arrivare appena in tempo a lezione (sempre tenendo conto degli eterni ritardi dei treni), era una realtà di tutti i giorni.

Alzarsi circa 10 minuti prima della lezione è sicuramente uno dei motivi secondo me per cui gli studenti di ogni ordine e grado hanno, almeno una volta, ringraziato l’esistenza della didattica a distanza.

Personalmente, uno dei primissimi elementi che ho percepito all’inizio è stato il risparmio. Di tempo e non solo, perché oltre a sorbirsi infiniti viaggi avanti e indietro, pagavamo esose somme ogni mese per salire su quei vecchi treni (perché la mattina sulle tratte principali, trovare i mezzi nuovi era più unico che raro).

Ricordo bene di aver percepito quel primo periodo come manna dal cielo. Niente soldi buttati nel caffè dell’ultimo minuto, nella mensa o nei pasti fuori se dimenticavi il pranzo.

Poi però è cominciata: la sensazione di solitudine, allontanamento. Alienazione dal mondo esterno.

Si sono cancellate le routine giornaliere, si sono iniziati a rompere e sgretolare i rapporti con i compagni.

Elementi che però percepisco più legati al lockdown, che alla DAD in sé.

I primi esami online sono il punto di maggior divergenza di ogni studente universitario: positivi o negativi? Dipendeva completamente dei professori.

Ho assistito a esami in cui i docenti vivevano con estrema tranquillità questo cambio e venivano incontro ai ragazzi cercando anche un dialogo prima di procedere, per metterli a loro agio. Ho assistito anche a professori che hanno deciso di mettere più in difficoltà gli studenti perché “sicuramente state copiando”.

Non vedo la DAD come il male assoluto, credo una sua migliore gestione possa dare una giusta esperienza universitaria.

Non c’è un bianco o un nero, la DAD non è per tutti, ma per alcuni .

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