In due, non siamo soli

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Da un giorno all’altro ci siamo trovati chiusi in casa senza nessun contatto con il mondo esterno. L’unica scappatoia che avevamo era andare a fare la spesa. Sono venuti a mancare i rapporti sociali, molte volte ci siamo sentiti terribilmente soli mentre altre bastava una chiamata per farci tornare il sorriso. Oltre questo panorama piuttosto triste però penso ci siano anche cose molto belle. Ora che non diamo più niente per scontato, ora che diventano importanti anche solo cinque minuti di conversazione abbiamo imparato cosa significa essere solidali, abbiamo imparato ad aiutarci l’un l’altro e abbiamo anche appreso che un piccolo gesto rivolto verso il prossimo può far sentire meglio anche noi stessi.

Si sa che i giovani tendono a trovare una soluzione a tutto e ad adattarsi al momento. E così è stato anche questa volta. Non potevamo andare in università per studiare tutti insieme e non potevamo creare piccoli gruppi di studio: cambiamo strategia quindi, sentiamoci via Skype.

Fotografia di Giorgia Tuvo

Durante il periodo di quarantena il mio piccolo gruppo di studio era formato dal mio ragazzo e me. Ogni giorno ci promettevamo di creare una tabella di marcia da rispettare ma poi vivevamo sempre la giornata come veniva. Qualche ora al mattino e qualche ora al pomeriggio c’era sempre un nuovo argomento da studiare. Allora ci mettevamo in giardino se c’era il sole o in camera se faceva freddo e pian piano gli ripetevo tutti i miei appunti. Poverino, lui che non deve più studiare perché lavora già, si è trovato ad ascoltare ore e ore di lezioni. La cosa bella è che, a fine sessione, ne sa più lui di me.

Qualche giorno prima degli esami poi mi sono organizzata con degli amici per il ripasso generale in videochiamata. È stato bello “rivederli” dopo qualche mese anche se l’obiettivo finale non era proprio piacevolissimo. Così facendo ho dato una mano ad un mio amico su un esame che io avevo già passato, abbiamo rivisto insieme i concetti principali e abbiamo creato una sorta di interrogazione. Un’altra volta poi abbiamo passato la giornata su Skype per correggere una tesina e alla fine abbiamo mangiato anche la pizza a distanza. Insieme ad un’altra mia amica, invece, sempre in videochiamata, abbiamo studiato insieme una materia: prendevamo i vari temi da affrontare e a turno ci dicevamo tutto ciò che sapevamo. Molto utile in quanto abbiamo arricchito la nostra conoscenza con nozioni che magari solo una di noi sapeva e abbiamo avuto modo di confrontarci su vari aspetti. Così ci sentiamo anche un po’ più responsabili del benessere degli altri e siamo contenti se le cose vanno bene perché noi abbiamo contribuito a farle andare bene. Si chiama soddisfazione personale, quando, nel nostro piccolo, riusciamo a fare grandi cose.

Sono piccoli gesti, sono rapporti a distanza ma che in un periodo così delicato ci hanno aiutato molto. Non potevamo vederci fisicamente e trascorrere del tempo insieme ma abbiamo trovato lo stesso il modo di “uscire a mangiare una pizza” e di sentirci un po’ più vicini. Abbiamo trovato una soluzione per poter studiare insieme, per spettegolare, per rivederci e sorridere insieme. Tutto sommato, in due si sta meglio.

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