Il Rogolone (El Rugulon), una delle suggestive leggende narrate da Gianpiero Riva

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Quante storie cela il nostro magnifico lago. Quanti personaggi, più o meno romanzati,  proprio come quelli sapientemente raccontati da Giampiero Riva nel libro “Leggende e storie del Lario”.

Oggi vi proponiamo una di queste storie raccontate dall’autore.


EL RUGULON (IL ROGOLONE)

Gli alberi possono attraversare le barriere dei secoli, a volte addirittura dei millenni. I possenti tronchi rugosi e le ampie chiome di certi monumenti naturali senza tempo incutono rispetto e dispensano la stessa saggezza dei grandi vecchi delle tribù. A Grandola ed Uniti c’è la più maestosa delle piante secolari: è il Rugulon, una quercia che racchiude la storia del luogo e sotto le cui fronde è facile tornare un po’ bambini e fantasticare…

C’è chi dice che gli alberi secolari parlino. Chissà quanti consigli avrà dispensato il Rogolone a chi si radunava sotto le sue fronde per prendere decisioni importanti. Il possente rovere che si erge in una radura ai margini di Grandola è fra i più begli alberi monumentali d’Italia. I suoi rami toccano il cielo e le sue radici penetrano nelle profondità terrene, in uno sviluppo che si pone tra realtà e immaginazione.

E’ un albero della specie Quercus Petraea, alto trenta metri e con una circonferenza del tronco di otto. Maestoso come una cattedrale, ma ancora più bello e affascinante in quanto essere vivente. Una quercia leggendaria, che secondo la tradizione ha addirittura ottocento anni: dopo tanti secoli la corteccia del suo tronco, attraversata da profondi solchi longitudinali, ha il colore e l’aspetto della roccia, identico a quello dell’antico sedile in pietra che si trova alla sua base. Nel 1928 il Ministero della Pubblica Istruzione ha posto un vincolo di protezione sul Rogolone, che oggi risulta anche sotto la tutela dell’associazione Italia Nostra.

La chioma, con una circonferenza di cinquanta metri, copre con la sua ombra la radura circostante. Sotto il secolare rovere, un tempo, si riunivano gli anziani dei paesi circostanti per amministrare con saggezza la giustizia e ratificare le scelte più importanti: un documento del ‘500 ancora conservato registra l’incontro dei rappresentanti di Bilate, Grona, Naggio e Grandola per stabilire i confini dei quattro borghi e porre fine alle continue liti, prendendo a testimone del loro impegno il maestoso albero, sacro per le popolazioni locali fin dai tempi più remoti, quando sotto le sue fronde si celebrava la “Festa della Primavera” e si tenevano riti magici e religiosi.

Una seconda quercia che si trova ai margini del pianoro (el Rugulin), più piccola, ma anch’essa classificata come albero monumentale, potrebbe testimoniare la sacralità del luogo, in antichità forse delimitato addirittura da una corona di maestosi alberi, dei quali due soltanto sarebbero sopravvissuti, e da una sorgente che si trova ancora oggi a cento metri dal Rogolone, la cui acqua, purissima, era indispensabile per le antiche cerimonie religiose.

Italia Nostra, qualche anno fa, ha incaricato i Fratelli Orcelle, dendrocronologi di Losanna, di prelevare un campione dal possente tronco della maestosa quercia: la data di nascita è risultata essere il 1730. L’età, anche se di tutto rispetto, è dunque ben inferiore a quella attribuitagli dalla leggenda, ma la scienza non ha comunque scalfito di una virgola il fascino del vecchio rovere di Grandola: el Rugulon, insomma, mantiene intatto l’alone di leggenda che impregna la sua spessa corteccia.

Quelle scritte da Gianpiero Riva sono pagine da leggere per il nostro gusto e da raccontare ai nostri figli e nipoti, quando il fastidioso rumore del televisore ci avrà stancato.

Vedremo allora gli occhi dei bambini accendersi di voglia di conoscere e quando ci chiederanno “…ancora…” ci renderemo conto di aver regalato la cosa migliore che si possa donare a un bambino: la chiave per spalancare la porta della sua fantasia.

Gustiamo queste pagine, assaporiamole lentamente e centelliniamone il succo perché a lungo restino nelle nostre menti le figure, i luoghi, le favole e le fole che lo scrittore ci offre in un bicchierino di finissimo cristallo, come fosse un prezioso rosolio preparato dalle abili mani di una benefica fata.

Imperdibile raccolta di proverbi locali a conclusione dell’opera.

 

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