Il fumo protegge dal coronavirus? Il controverso studio in Francia sui cerotti alla nicotina smentito dall’Oms

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Iniziamo con l’invitare nessuno a fumare o a riprendere a fumare dopo aver smesso pensando di essere più protetto dalla possibilità di contrarre il Coronavirus.

Una premessa doverosa prima di dirvi che in Francia ci sarebbero diversi studi che hanno notato una minor percentuale di fumatori fra i malati di Covid-19.

L’ipotesi – come ha riportato il professor Jean-Pierre Changeux dell’Istituto Pasteur e del College de France ai media francesi, sarebbe che la nicotina, fissandosi sul recettore cellulare utilizzato dal coronavirus, impedisca o ostacoli il suo ingresso nelle cellule.

La pista della nicotina è stata presa in considerazione dal ministro della Salute francese, Olivier Véran, ma prima deve essere naturalmente dimostrata. Dopo l’autorizzazione che è in via di rilascio per la sperimentazione, si procederà con l’applicazione di cerotti, i “patch” alla nicotina utilizzati per smettere di fumare, a diverse persone, con dosi differenti.

Di diversa opinione l’Organizzazione Mondiale della Sanità che è voluta intervenire sulla questione ribadendo che il fumo danneggia i polmoni e altre parti del corpo e rende perciò più vulnerabile all’infezione da Covid-19.

Più che un effetto protettivo, come sostengono i ricercatori francesi, il tabacco è tra i fattori di rischio aumentato di fronte ad un’infezione come il nuovo coronavirus che provoca gravi insufficienze respiratorie.

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