I viaggi nell’aldilà di Dante e Maometto: due mondi a confronto all’Università dell’Insubria

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Per i 700 anni dalla morte di Dante, l’Università dell’Insubria propone un focus su Divina Commedia e Islam, ragionando intorno all’ipotesi che il poeta avesse letto il Corano, con il «racconto della scala» che richiamerebbe l’impresa oltremondana della Commedia. «Mondi a confronto. I viaggi nell’aldilà di Dante e del Profeta Muhammad» è il titolo del convegno online in programma venerdì 21 maggio dalle 9.30 alle 12.30, con il patrocinio del Ministero della Cultura, dei Comuni di Firenze e Ravenna, città di nascita e di morte dell’Alighieri (1265-1321), e dell’Associazione degli italianisti.

L’evento è organizzato dall’International research center for local histories and cultural diversities presieduto da Renzo Dionigi e dal Progetto Filis, Formatori interculturali in lingua italiana per stranieri, coordinato da Elisabetta Moneta Mazza: saranno loro a introdurre i lavori, dopo il saluto istituzionale del magnifico rettore dell’Insubria Angelo Tagliabue.

A spiegare le coordinate su cui si sviluppa il convegno è il curatore scientifico Gianmarco Gaspari, docente di Letteratura italiana all’Insubria: «Dante nell’Inferno presenta Maometto come uno scismatico: nel Medioevo erano circolate leggende che lo identificavano con un cardinale che, mancata l’elezione a papa, si vendicò sulla cristianità con la fondazione dell’Islam. Ma nella cultura di Dante era ben radicata anche un’intensa dialettica con il mondo islamico: il Racconto della scala (mi’ràj) del Corano accennerebbe al viaggio del Profeta dalla moschea della Mecca al trono di Dio, specularmente dunque al viaggio salvifico di Dante nella Commedia, e gli studiosi hanno dibattuto a lungo sulla sua lettura da parte di Dante»

Al centro dell’incontro il dialogo tra Carlo Ossola del Collège de France e Younis Tawfik, presidente del Centro Dar al-Hikma, Torino, su «Il viaggio tra profezia e poesia da Muhammad a Dante». Intervengono: Domenico de Martino, filologo dantesco e direttore artistico del Festival Dante2021 di Ravenna, e Giuseppe Mansur Baudo della Comunità religiosa islamica italiana. Conclude la mattinata un ricordo del grande islamista varesino Nino De Falco, affidato all’amica e collaboratrice Gisa Legatti e alla nipote Anouar Chabaane: sulle tematiche in discussione De Falco, studioso dalla vita avventurosa ed esemplare che fu missionario in Algeria, nel 2015 scrisse «Arabum est», sulla scia di Miguel Asín Palacios e di Maria Corti.

«Al di là degli specialismi – osserva Gianmarco Gaspari –, i temi che affronteremo definiscono visioni del mondo diverse ma convergenti, nel comune desiderio di conoscenza e di riscatto. Mai come in questi giorni, mentre nel Medio Oriente sono ancora le armi a tracciare i confini tra le fedi, diventa importante ritrovare il senso e la profondità del dialogo».

Antonio Angelucci, docente all’Insubria, collaboratore del Progetto Filis e relatore del convegno, ricorda che «i termini arabi per contrassegnare la speranza sono due: rajā’, la buona speranza che crede in un mondo futuro e amal, la cattiva speranza mondana, che crede solo nel presente. Dante e Muhammad, per singolare convergenza, indicano la via della prima, attestata sia dal Corano, sia dalle tradizioni profetiche del Vecchio e del Nuovo Testamento».

Altre informazioni e link per partecipare:

https://www.uninsubria.it/dante-muhammad

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