Una svolta attesa da vent’anni.
Approvata in via definitiva, la riforma fortemente voluta dalla deputata lecchese Michela Vittoria Brambilla segna un momento storico per i diritti degli animali. Dopo vent’anni di attese, il Codice penale cambia prospettiva: non è più tutelato solo il “sentimento dell’uomo verso gli animali”, ma direttamente l’animale in quanto essere senziente.
Reati e pene più severe
Uccisione e maltrattamento
Fino a 4 anni di carcere e 60.000 euro di multa per chi uccide un animale con sevizie o sofferenze prolungate. Il maltrattamento comporta fino a 2 anni di reclusione e 30.000 euro di multa.
Combattimenti e spettacoli crudeli
Chi organizza combattimenti rischia fino a 4 anni e 160.000 euro di multa. Stesse pene anche per chi partecipa. Reati aggravati se legati a scommesse o se l’animale muore.
Altri reati introdotti o rafforzati:
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Uccisione di animali altrui: ora perseguibile d’ufficio, fino a 4 anni di reclusione.
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Traffico di cuccioli: carcere da 4 a 18 mesi e multe fino a 30.000 euro, con revoca definitiva della licenza in caso di recidiva.
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Abbandono: arresto fino a 1 anno e sospensione della patente se avviene su strada.
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Specie protette: pene per uccisione, cattura o detenzione.
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Cani alla catena: vietato in tutta Italia, con sanzioni fino a 5.000 euro.
Aggravanti comuni
Tutti i reati prevedono aumenti di pena fino a un terzo se:
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commessi alla presenza di minori
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coinvolgono più animali
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sono diffusi online.
Più poteri alle associazioni
Le associazioni riconosciute dal Ministero della Salute potranno impugnare sequestri, presentare appelli e ottenere l’affido definitivo degli animali, con cauzione stabilita dal giudice.
Le misure del Codice antimafia, come la sorveglianza speciale, si applicano ora anche a chi organizza combattimenti o traffica cuccioli.
Norme procedurali e prevenzione
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Vietato alienare o abbattere animali sotto procedimento.
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Nuova norma anti-randagismo: chi regolarizza spontaneamente l’identificazione dell’animale non è sanzionato, se non ha già ricevuto una contestazione.