“Avevo preso appuntamento dalla mia solita parrucchiera e la ragazza ha iniziato a pettinarmi i capelli, le ho detto che siamo abbastanza tranquilli perché come infermieri ci sottoponiamo ai tamponi e agli screening per mantenerci controllati – spiega l’infermiera – dopo questa affermazione mi hanno invitata ad uscire dal negozio”.
Inizia così il racconto di Giada Corradi, infermiera dell’ospedale Sant’Anna di Como, rilasciato ai microfoni del Tg3.
L’infermiera voleva approfittare di un momento di normalità, fuori da lavoro, per recarsi dal parrucchiere e sistemare i capelli. Un diritto anche per chi svolge una professione sanitaria in questo difficile momento.
“Il fatto che io facessi tamponi di controllo era per loro un problema e un rischio perché se fossi risultata positiva al tampone avrebbero dovuto interrompere la loro attività lavorativa in sintesi per colpa mia – aggiunge l’infermiera al Tg3 – Ci sono rimasta male e mi sono sentita discriminata”.
Da luglio l’infermiera non lavora nemmeno più nel reparto Covid del Sant’Anna quindi i rischi di contrarre il virus si sono notevolmente abbassati.
Quando è iniziata la pandemia Giada Corradi ha lavorato invece nel reparto Covid dell’ospedale di San Fermo.
“Quando un paziente lasciava il reparto e mi sorrideva mi sentivo veramente gratificata – conclude Giada – Credo solo che ci vorrebbe più di sensibilità da parte di tutti”.
Fonte Tg3, servizio di Jari Pilati