Canile sanitario, scopriamo insieme di cosa si tratta

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Un altro tassello che compone il variegato mondo dei canili è il canile sanitario, una struttura che in pochi conoscono ma che svolge un servizio fondamentale. 

Il Canile/Gattile Sanitario è un rifugio destinato al ricovero temporaneo di cani vaganti recuperati sul territorio e gatti rinvenuti feriti o in stato di salute precario. Questa struttura funge da “stazione di passaggio” soprattutto per tutti gli animali che al momento del ritrovo sono sprovvisti di microchip identificativo o che, per qualche motivo, non sono restituibili al padrone. 

Il canile sanitario comasco (che si trova presso il Distretto Veterinario Como Nord, in Via Pietro Stazzi) è gestito tramite una collaborazione con la sezione E.N.P.A. di Como che, oltre al ricovero degli animali soccorsi, permette un servizio di accalappiamento efficientissimo, garantito giorno e notte e 7 giorni su 7.

Una volta arrivato in questa struttura l’animale recuperato viene sottoposto a una prima valutazione da parte del veterinario responsabile, il quale dopo un controllo generale innesta il microchip, effettua la profilassi vaccinale per malattie infettive e inizia i trattamenti antiparassitari. 

Successivamente viene scattata una fotografia da inserire sul sito dell’ATS per aumentare le possibilità di rintracciamento del proprietario. Se entro 10 giorni dall’arrivo dell’animale nessuno si è fatto avanti, il cane viene trasferito presso il Canile Rifugio convenzionato con il Comune in cui è stato recuperato, in attesa di trovare una nuova famiglia.

I gatti invece, dopo un controllo medico e la prescrizione di eventuali cure, vengono ricoverati presso il Gattile Sanitario. Qui si procede all’innesto del microchip, al proseguimento delle terapie del caso e, una volta ristabiliti, alla liberazione nella zona in cui sono stati recuperati, oppure alla ricerca di una famiglia interessata all’adozione.

Ogni giorno è un enorme punto interrogativo. Gli operatori si trovano quotidianamente ad affrontare problematiche di ogni tipo: dalla gestione non sempre semplice degli animali (cani e gatti feriti, impauriti o cuccioli da allattare con il biberon) ai problemi più tecnici come la mancanza di microchip, passaggi di proprietà non effettuati correttamente e microchip di altre regioni (anche in questo caso derivanti da una cessione non corretta).

Rita Serritiello, operatrice presso il canile sanitario di Como, ci ha raccontato la sua esperienza 

“Non conosciamo il trascorso di questi animali: spesso si tratta di gatti randagi, non abituati quindi alla vicinanza con l’uomo, oppure, a volte, di cani fobici, timorosi o reattivi al contatto. In quei pochi ma fondamentali giorni che abbiamo a disposizione cerchiamo di fargli comprendere che non siamo una minaccia e che possono gradualmente fidarsi.

In un certo senso, soprattutto per i cani non identificati e che, in buona parte, non verranno reclamati, rappresentiamo il primo punto di riferimento sicuro in attesa del trasferimento presso i Canili Rifugio: spetta a noi iniziare a conoscere le peculiarità di ciascuno, le loro esigenze, le loro paure, i punti di forza e di debolezza, in modo da essergli di maggior aiuto possibile nel presente e trasmettere poi queste informazioni ai Canili di destinazione.”

Come già anticipato, questi operatori devono fronteggiare situazioni delicate e cercare di mettere in campo tutta l’empatia e la sensibilità di cui sono capaci senza però lasciarsi sopraffare dalle emozioni: 

“A volte collaboriamo anche con le forze dell’ordine, per situazioni di maltrattamento e sequestri: cani tenuti a catena così stretta da lesionare in profondità la pelle (ricordiamo che in Regione Lombardia è vietato detenere cani a catena o con altre contenzioni simili), oppure con evidenti segni di violenza fisica, o ancora, ritrovamenti di cani in condizioni igienico-sanitarie gravi e da privazione di cibo. Riuscire a trovare un contatto con questi animali fortemente provati da precedenti esperienze di questo calibro è senz’altro devastante, ma anche e soprattutto a fronte di quanto hanno subìto, il nostro impegno deve essere sempre al massimo … per loro”.

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