Da Reggio Calabria a Como: due medici di famiglia e una nuova vita al servizio della comunità. “Essere un medico di medicina generale significa avere dentro di sé una passione che va oltre la clinica: è conoscere il paziente a 360 gradi, come persona”.
A raccontarlo è Paolo Pace, 41 anni, medico di base che, nei mesi scorsi, ha lasciato l’ambulatorio di Molochio, un piccolo Comune in provincia di Reggio Calabria, per iniziare una nuova avventura a Cantù. Con lui sua moglie, Caterina Sgrò, 40 anni, anche lei medico di medicina generale. Insieme hanno deciso di trasferirsi a oltre 1.200 chilometri di distanza, raccogliendo una sfida professionale e di vita.
“Ci siamo conosciuti all’Università di Messina, dove entrambi abbiamo studiato Medicina e Chirurgia,” racconta il dottor Pace. “Poi, la passione condivisa per la medicina di famiglia ci ha portati a lavorare in diversi Comuni della provincia di Reggio Calabria, e nel mio caso anche all’interno di strutture penitenziarie”.
La voglia di cambiare di Paolo e Caterina
Eppure, la voglia di cambiamento e la ricerca di nuove opportunità hanno fatto scattare la scintilla. Quando la Regione Lombardia ha aperto la selezione per gli ambiti carenti del 2024, la decisione è arrivata quasi naturale. “Abbiamo scelto la provincia di Como perché qui vivono alcuni amici che ce ne hanno sempre parlato bene. A distanza di qualche mese possiamo dire che non ci sbagliavamo: il riscontro, sia professionale che umano, è molto positivo.”
Lasciare casa non è stato semplice. “I paesi da cui veniamo sono piccole realtà, dove tutti si conoscono. Cantù è molto più grande, ma crediamo che proprio in un contesto come questo il medico di base abbia un ruolo sociale ancora più importante,” spiegano i due dottori.
Una volta si parlava di “medico di famiglia” perché il professionista diventava parte della vita quotidiana dei suoi pazienti: vedeva i bambini crescere, i genitori invecchiare, le famiglie trasformarsi. Oggi la società è cambiata e spesso le persone sono più sole. Ma per i dottori Pace e Sgrò, una cosa rimane immutata: “Il medico di base deve essere un punto di riferimento, qualcuno a cui potersi affidare sempre”.
Il mestiere di medico di famiglia è in continua evoluzione, e Paolo Pace ha un consiglio per i giovani colleghi: “Abbiate pazienza, il nostro è un lavoro delicato. Non fermatevi alla prima impressione, approfondite, cercate di conoscere i pazienti non solo come casi clinici, ma come persone. E soprattutto, restate sempre al passo con l’innovazione: la medicina si evolve, e noi dobbiamo evolverci con lei”.