Sembra un venerdì come tanti a Londra. Per me, così come per i milioni di londinesi, un’altra giornata di lavoro sta per cominciare. Sono le 8 del mattino e ancora con gli occhi stropicciati prendo il telefono con la solita speranza di riuscire a svegliarmi in tempo. Tra un messaggio di whatsapp e una notifica di Instagram, sulla home del telefono c’è anche una notizia rilanciata da Apple news. 3 parole, solo 3, ma sufficienti a farmi sobbalzare dal letto. “WE ARE OUT”. È la mattina del 24 giugno 2016 e da quel momento molte cose cambieranno per sempre. Il Regno Unito aveva appena votato, attraverso un referendum nazionale, per uscire dall’Unione Europea.
Salgo di casa in fretta e furia e proprio prima di entrare nella stazione della metro prendo una delle tante copie del London Evening Standard, testata londinese che tutti i giorni distribuisce gratuitamente milioni di giornali per tutta la capitale inglese. La mia curiosità è palpabile. Voglio sapere tutto: la votazione, i commenti, le reazioni, i dati. Ho tantissime domande ma forse non riuscirò a trovare tutte le risposte in qualche pagina di giornale. In fondo lo shock è grande per molti, e non tutti sono in grado di fornire spiegazioni chiare ed esaustive. Il panico e l’incertezza regnano sovrani.
In attesa di arrivare a destinazione, passo qualche minuto sui social ed ovviamente il tema di cui si discute maggiormente riguarda proprio il risultato delle elezioni. Ormai la parola “BREXIT” si è già diffusa ed è la più cliccata e condivisa ovunque nel web.
Quello che leggo sul cellulare altro non è che una parte di ciò che mi aspetta al lavoro. Anche qui, infatti, tra i miei colleghi non si parla d’altro. Tra gli inglesi e chi è nato e cresciuto nel Regno Unito c’è molto rammarico. A differenza del sentimento nazionale, infatti, qui a Londra la stragrande maggioranze degli elettori ha votato “remain”. Nella capitale da sempre si respira un’aria europeista, grazie anche e sopratutto agli scambi di capitali, di beni, di servizi, ma soprattutto di persone che per secoli hanno contribuito a rendere quella che è oggi una delle città più importanti del mondo. Già, le persone. A Londra si contano milioni di immigrati che hanno fatto di questa città la loro nuova casa. E tra questi ci sono anche tantissimi europei, italiani, spagnoli e polacchi in primis. È così anche dove lavoro io. Tra gli “immigrati” il sentimento è perlopiù di sgomento e paura. “cosa ne sarà di noi ora?” “cosa devo fare adesso?” “Resto o me ne vado?”
A distanza di 5 anni, tante cose sono cambiate. In molti hanno lasciato il paese mentre chi è rimasto a volte vive ancora nell’incertezza chiedendosi “cosa devo fare adesso?”. Qualcuno, come me, nel dubbio, ha deciso di fare il grande passo ed acquisire la doppia cittadinanza e diventare a tutti gli effetti cittadino britannico.
In ogni caso, il tema Brexit resta vivo e ancora pieno di dubbi e incertezze, nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi tempi. Quel che è certo, però, e che quel giorno di inizio estate ha stravolto un pò tutti, e nel bene e nel male posso dire: “io c’ero!”